GAETANO SCIREA
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GAETANO SCIREA
Portiere e libero: due ruoli cardine delLa difesa, le fondamenta di una squadra. Coprire con due fuoriclasse questi ruoli significa aver posto le basi per costruire una formazione capace di qualsiasi vittoria.
La Juventus degli Anni Settanta ha avuto in tal senso i migliori esponenti del calcio italiano, fra i più forti in campo mondiale: Dino Zoff e Gaetano Scirea. E i risultati ottenuti parlano da soli.
Venuto asostituire uno dei campioni della compagine bianconera, Sandro Salvadore, Scirea ha saputo apoco apoco conquistare la fiducia dei tifosi e della critica, che al suo arrivo non era stata tenera nei suoi confronti.
Ragazzo molto timidoe schivo, giungendo dalla provincia, si diceva, come avrebbe mai potuto comandare una difesa composta da vecchi "marpioni" del calibro di Cuccureddu, Morini e Furino?
Nell'Atalanta giocava prevelentemente nel ruolo di mezzala, si sarebbe adattato facilmente e rapidamente al ruolo di libero?
Questi erano alcuni degli interrogativi sulla bocca di tutti al suo arrivo aTorino. Ma come spesso è accaduto negli ultimi anni i dirigenti della Juve avevano visto giusto. Scirea non solo divenne una pedina fondamentale del nostro pacchetto difensivo bianconero, ma ben presto andò ad insidiare la maglia numero 6 della nazionale a capitan Facchetti
All'esordio in bianconero, è la stagione '74-'75, è subito scudetto.
Quel ragazzino di ventun'anni era un'autentica sicurezza in difesa: senso della posizione, tempestività nel chiudere ogni varco, buon colpitore di testa, grinta e temperamento. E poi, quando usciva dalla propria area con la testa alta,pronto ad aprire il nostro gioco, era un vero piacere guardarlo.
Dotato di un'ottima tecnica individuale, era l'autentico uomo in più della squadra, quando ancora in Italia il ruolo di libero era fissso ai vecchi schemi che lo vedevano come un giocatore fermo dietro la difesa, con scarsa propensione alla costruzione del gioco e alle puntate offensive. Cera, a quei tempi, veniva ancora considerato un rario esempio e Scirea uno dei pochi che lo imitava.
Si pose allora il dilemma Facchetti o Scirea. Con gli opposti schieramenti degli offensivisti e difensivisti a sostenere l'uno o l'altro. La "querelle" rimase irrisolta fino alla vigilia del modiale di Argentina('78), anche se la scelta di Bearzot, in fase di qualificazione, era caduta sul libero interista. Poi l'infortunio a Facchetti aprì definitivamente le porte della nazionlae a Scirea, che avrebbe disputato in Sudamerica un torneo splendido, confermandosi il migliore nel suo ruolo in Italia e fra i più validi esponenti al mondo.
Non fu un caso se Bearzot nel preparare l'edizione spagnola dei mondiali('82) fece leva e confrmò quasi per intero quel pacchetto difensivo. Zoff e Scirea punti fermi,unitamente a Gentile e Cabrini, con i nuovi Oriali e Collovati. E fu il trionfo.
Soprattutto nell'incontro con il Brasile venne fuori l'immensa classe di Scirea, che seppe dare ordine e tranquillità alla difesa e all'intera squadra durante i frenetici attacchi dei carioca. Eche dire del suo incredibile duetto con Bergomi sulla destra della difesa tedesca, per poi servire a Tardelli il gol del 2-0 nella finale contro la Germania Ovest?
Sono ricordi di un campione che rimarranno indelebili nella mente di tutti: uno dei capitoli più prestigiosi del'intera storia del calcio italiano nella quale Scirea entra a far parte di diritto.
La Juventus degli Anni Settanta ha avuto in tal senso i migliori esponenti del calcio italiano, fra i più forti in campo mondiale: Dino Zoff e Gaetano Scirea. E i risultati ottenuti parlano da soli.
Venuto asostituire uno dei campioni della compagine bianconera, Sandro Salvadore, Scirea ha saputo apoco apoco conquistare la fiducia dei tifosi e della critica, che al suo arrivo non era stata tenera nei suoi confronti.
Ragazzo molto timidoe schivo, giungendo dalla provincia, si diceva, come avrebbe mai potuto comandare una difesa composta da vecchi "marpioni" del calibro di Cuccureddu, Morini e Furino?
Nell'Atalanta giocava prevelentemente nel ruolo di mezzala, si sarebbe adattato facilmente e rapidamente al ruolo di libero?
Questi erano alcuni degli interrogativi sulla bocca di tutti al suo arrivo aTorino. Ma come spesso è accaduto negli ultimi anni i dirigenti della Juve avevano visto giusto. Scirea non solo divenne una pedina fondamentale del nostro pacchetto difensivo bianconero, ma ben presto andò ad insidiare la maglia numero 6 della nazionale a capitan Facchetti
All'esordio in bianconero, è la stagione '74-'75, è subito scudetto.
Quel ragazzino di ventun'anni era un'autentica sicurezza in difesa: senso della posizione, tempestività nel chiudere ogni varco, buon colpitore di testa, grinta e temperamento. E poi, quando usciva dalla propria area con la testa alta,pronto ad aprire il nostro gioco, era un vero piacere guardarlo.
Dotato di un'ottima tecnica individuale, era l'autentico uomo in più della squadra, quando ancora in Italia il ruolo di libero era fissso ai vecchi schemi che lo vedevano come un giocatore fermo dietro la difesa, con scarsa propensione alla costruzione del gioco e alle puntate offensive. Cera, a quei tempi, veniva ancora considerato un rario esempio e Scirea uno dei pochi che lo imitava.
Si pose allora il dilemma Facchetti o Scirea. Con gli opposti schieramenti degli offensivisti e difensivisti a sostenere l'uno o l'altro. La "querelle" rimase irrisolta fino alla vigilia del modiale di Argentina('78), anche se la scelta di Bearzot, in fase di qualificazione, era caduta sul libero interista. Poi l'infortunio a Facchetti aprì definitivamente le porte della nazionlae a Scirea, che avrebbe disputato in Sudamerica un torneo splendido, confermandosi il migliore nel suo ruolo in Italia e fra i più validi esponenti al mondo.
Non fu un caso se Bearzot nel preparare l'edizione spagnola dei mondiali('82) fece leva e confrmò quasi per intero quel pacchetto difensivo. Zoff e Scirea punti fermi,unitamente a Gentile e Cabrini, con i nuovi Oriali e Collovati. E fu il trionfo.
Soprattutto nell'incontro con il Brasile venne fuori l'immensa classe di Scirea, che seppe dare ordine e tranquillità alla difesa e all'intera squadra durante i frenetici attacchi dei carioca. Eche dire del suo incredibile duetto con Bergomi sulla destra della difesa tedesca, per poi servire a Tardelli il gol del 2-0 nella finale contro la Germania Ovest?
Sono ricordi di un campione che rimarranno indelebili nella mente di tutti: uno dei capitoli più prestigiosi del'intera storia del calcio italiano nella quale Scirea entra a far parte di diritto.
Josè Altafini
Ultima modifica di Admin il Lun Set 03, 2012 2:55 pm - modificato 7 volte.
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