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STORIA DI UNO SCUDETTO

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Messaggio Da camelot2000 Mar Mag 08, 2012 3:17 pm

La storia dello
scudetto numero 30 parte da lontano, da 6 anni fa, anno di Grazia e di
disgrazia 2006, dal campo neutro di Bari (un altro campo neutro, corsi e
ricorsi) dove la banda di Capello coronava una splenida cavalcata con il titolo
numero 29.



Poco dopo sarebbe
venuta alla luce la farsa calciopoli, il processo sommario, la sentenza
populista e la conseguente caduta degli Dei.



Un’estate vissuta
a ritmi serrati, un processo senza difesa, le sentenze che sono una mazzata sul
nostro futuro.



Nemmeno il tempo
di chiederci che sara’ di noi che parte il mondiale, molti juventini in campo
tra le assurde proteste di molti idioti e il piu’ juventino di tutti in panchina.



Succede il
miracolo, l’Italia vince il suo quarto titolo mondiale, l’Italia benpensante
mette in guardia dal “rischio amnistia”: “non sia mai che i ladri passino
impuniti sull’onda del successo”.



La seconda parte
di quell’anno e’ la piu’ brutta della mia vita: perdo mio padre (e sono felice
che abbia potuto vedere un altra volta l’Italia sul tetto del mondo, so quanto
ci teneva) e come se non bastasse la mia squadra del cuore si ritrova la’ dove
mai avrei pensato di vederla in vita mia, a calcare gli angusti terreni della
serie B.



Molti mercenari
preferiscono cambiare aria, gli juventini veri rimangono: Trezeguet e Nedved,
campioni assoluti, Buffon, Camoranesi e Del Piero addirittura da campioni del
mondo.



Ed eccoli li, con
gli occhi di morbosa curiosita’ dell’Italia intera piantati addosso, avida di
vedere i potenti caduti in disgrazia, con la malizia di chi vedesse un re
costretto a fare il servitore, la “rivincita dei poveri”.



I sorrisini
ironici, le ingiurie, i fischi, le risate, partita dopo partita, gol dopo gol,
si calmano e lasciano il passo al rispetto prima e all’ammirazione poi per
questi campioni che hanno accettato di ingoiare il boccone amaro, che sono
scesi in campo con grande umilta’, senza la minima traccia di supponenza e
hanno fatto quello che hanno imparato in un’intera vita sportiva: Vincere!



In quel terreno,
in quella B maledetta e ingiusta, fu piantato il seme della felicita’ di oggi.



La A viene
riconquistata immediatamente con record di punti, di presenze, di gol, di
entusiasmo, Del Piero e’ capocannoniere, il popolo bianconero e’ rimasto vicino
ai suoi beniamini e ora se li coccola.



Segue la stagione
della rinascita, la squadra non pare attrezzata per puntare al podio ma la
rabbia e’ tanta e ci porta a due stagioni entusiasmanti, un terzo ed un secondo
posto, il ritorno immediato nell’elite d’Europa e la sensazione che tutto sia
sul punto di tornare come prima.



Purtroppo non e’
cosi’, errori nelle scelte della panchina, errori della dirigenza, giocatori
non all’altezza ed ecco servito il vero “medioevo juventino” due stagioni nella
nebbia, due settimi posti insipidi, antitetici alla centenaria storia del club,
la preoccupazione che non saremmo mai piu’ potuti stare al passo con i nuovi
potenti, due stagioni che, sono sincero,mi hanno gettato nel pessimismo piu’
nero, ben piu’ della serie B.



Ho disperato di
rivedere la mia Juventus.



Poi e’successo
qualcosa, a furor di popolo e’ salito al comando l’ultimo degli Agnelli, un
cognome una garanzia, un sigillo importante e l’ossigeno comincia a tornare
nelle nostre narici stremate, eccola la fiammella che non si e’ spenta, e’
debole ma ha resistito.



Si riparte dal
DNA bianconero, via managers e pappagalli vari che non avevano in loro lo
spirito bianconero, dentro Pavel Nedved cuore Juve, Pessottino che ci ha tenuto
col cuore in sospeso qualche anno prima e sulla panchina lui, il nostro
capitano, Antonio Conte.



Molti storcono il
naso, in fondo e’ una scommessa e dopo la delusione Ferrara c’e’ la sensazione
che il malato-juve dovesse essere affidato ad un santone della panchina
Hiddink, Van Gaal, Capello...



Io ho fiducia
perche’ sulla faccia di Antonio si vede la fame, negli occhi il fuoco acceso ai
bei tempi dal Marcello, il cuore e’ bianconero ma quello si sapeva gia’.



Il mercato e’
discreto ma non entusiasmante, arriva Pirlo e dovrebbe accendere quella luce in
mezzo al campo che era rimasta troppo a lungo spenta. Bastera’?



L’inizio e’
incoraggiante, nell’incredibile teatro dello Juventus Stadium, un vero e
proprio inno al calcio, la squadra gioca, gioca un bel calcio vivace e
avvolgente, distrugge sul campo il Parma e immediato si riaccende l’entusiasmo.



Segue una
stagione esaltante, questa squadra non ne vuole sapere di perdere una partita,
lotta, da spettacolo, stringe gli avversari come un boa lasciandoli senza
ossigeno, a volte fatica a dare “il morso decisivo” ma e’ tremendamente bella
da vedere.



Una serie di
pareggi ci fa cadere al secondo posto e pare che per quest’anno non si possa
piu’ sperare in nulla piu’ di una champion’s riconquistata.



Peccato ma in
fondo e’ gia’ tanto per chi pareva essersi perso definitivamente.



Seeee ma quando
mai, una volta uscito alle cronache il discorso di Conte all’allenamento,
versione pugliese di Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”, ho capito che era
la stagione dell’ “ora o mai piu’ “.



Ed ecco il
finale, il Milan barcolla, non ne ha piu’, sono vecchi e stanchi, noi invece
siamo freschi e pieni di energia e fame.



Ecco spiegate
quelle poche prestazioni cosi’ cosi’ ad inizio anno, era il dazio necessario da
pagare alla preparazione voluta dal mister per avere i serbatoi pieni di
benzina quando ne avremmo avuto piu’ bisogno.



Arriviamo al
penultimo atto, potrebbe essere la domenica buona, io sono al lavoro, mannaggia
a sti turni, arrivano le 21.45 (da me c’e’ il fuso orario in avanti) convinco
la mia collega a mettere sul plasma in sala Cagliari – Juventus, io seguiro’ l’andamento
del derby dal cellulare, la gente sta ai tavoli e lancia un occhiata distratta
al televisore continuando noncurante a consumare chi una birra, chi un
cocktail, chi una cola, io non riesco a stare fermo mi muovo avanti e indietro
senza controllo, ho gli occhi umidi, ho paura di piangere da un momento all’altro
e non e’ esattamente il posto giusto, non so quanti capirebbero...



Finisce il primo
tempo e siamo virtualmente campioni d’Italia, iniziamo le pulizie e dentro di
me prego: “Signore faccelo vincere, ti prego, giuro che se ci fai questo dono
faccio un sacrficio e non mangio piu’ un piatto di pasta fino alla fine di
agosto”, puo’sembrare una stronzata ma 4 mesi senza pasta per un italiano all’estero
sono un ergastolo. Ricomincia la partita e di nuovo in apnea.



E’ finita, vedo
le immagini dei festeggiamenti, vedo abbracci e sventolii che temevo non avrei
visto piu’, sgorgano spontanee due lacrime, penso a casa mia, penso a quel
2006, penso a mio padre, vorrei essere li’ in strada a urlare in faccia a tutti
che SONO 30 ma va bene cosi’ sono ambasciatore di juventinita’ in terra
straniera e ne sono fiero.



Il nostro cielo
da oggi e’ impreziosito da una stella in piu’, la terza, la piu’ bella.
camelot2000
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